“Eh sì, essere mamma è la roba più bella del mondo, eh, giuro, guarda, niente di meglio al mondo eh, però sticazzi dov’è che li mettiamo?” cit. Le mamme ribelli non hanno paura di Giada Sundas.
Uno squarcio in quel velo che vuole la maternità come la cosa più meravigliosa, sacra e intoccabile per cui ogni donna deve sentirsi sempre e solo grata per il resto della vita. Giada Sundas racconta semplicemente la verità riportando la sua storia, perché, sostiene, diventare madre “non ti cambia la vita, te ne fa iniziare proprio una nuova”.
Il libro è un omaggio dell’autrice alla figlia, più che un romanzo è un diario in cui riporta scorci di vita e ricordi: il tempo dell’attesa, la nascita e i primi 2 anni e mezzo della sua bambina, descrivendo in modo schietto e sincero il “percorso” che l’ha fatta diventare madre. Le pagine volano via in una lettura leggera che farà ridere di gusto e piangere d’emozione, chiunque sta vivendo l’avventura più incredibile dell’essere madre non potrà che ritrovarsi.
E così ci si scopre meno sole allontanandosi dall’ideale irraggiungibile, insensato e tossico delle madre perfetta ma provando ad accettare che per essere una “madre sufficientemente buona”, come sostiene Winnicott, si passa dal prendersi cura di sé stesse. Non è sicuramente facile o scontato, in una società che da troppo tempo giustifica l’annientamento della donna nella sua trasformazione in madre in una scala di priorità che mette la progenie sempre e comunque al primo posto, consegnandole fardelli di giudizi, consigli non richiesti, sentenze senza appello. Perché se il/la pargol* è buon* è una gran bella fortuna, se fa i “capricci” è colpa della madre che vizia, non educa, non è capace.
Tralasciamo i criteri socialmente e culturalmente dettati che determinano qual è un* bimb* buon* e chiediamoci come avremmo reagito noi se, come Giada racconta nel suo libro, avessimo assistito ai tentativi di una mamma che cerca di calmare una rumorosissima e teatrale crisi emotiva della sua bambina al supermercato, sotto tanti occhi giudicanti e disgustati. E lo so che qualcuna tra noi sta pensando “mi è successo di essere proprio io quella di mamma”. La differenza, come abbiamo avuto la fortuna di capire grazie ai percorsi fatti con le nostre professioniste qui nel nostro piccolo coworking, la fanno 2 semplici paroline: ti capisco. Empatia che sembra essere una merce sempre più rara.
In sintesi questo libro è da leggere se: avete voglia di un punto di vista meno zuccheroso sulla maternità e scuramente più realistico, se avete bisogno di una pacca sulla spalla, se vi va di ridere, se cercate una lettura non impegnativa ma che lascia sicuramente tanto su cui riflettere.
Il libro è disponibile per il prestito presso la nostra Bibliobla. Vi aspettiamo!